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Sorveglianza Attiva nel Tumore alla Prostata: per quali pazienti? 8 лет назад


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Sorveglianza Attiva nel Tumore alla Prostata: per quali pazienti?

http://www.medicinaeinformazione.com/   / medicinaeinformazione   Poter determinare con accuratezza quali pazienti con tumore alla prostata debbano essere avviati alla chirurgia e quali invece possano essere inseriti in un programma di sorveglianza attiva (quindi monitoraggio nel tempo con risonanza multiparametrica e biopsie multiple) è uno degli obiettivi diagnostici più importanti dal momento che fino a qualche tempo fa in caso di risultati dubbi si ricorreva comunque ad una prostatectomia radicale che oggi si sa non essere necessaria nelle forme tumorali meno aggressive. Ma come selezionare i pazienti e come far sì che mantengano una aderenza terapeutica e cioè effettuino periodicamente gli esami necessari nel percorso di sorveglianza attiva? Lo abbiamo chiesto al Prof. Ottavio De Cobelli, Direttore della Divisione di urologia allo IEO, Istituto Europeo di Oncologia di Milano e Professore Associato di Urologia all'Università degli Studi di Milano che ci ha spiegato come, rispetto al passato in cui il primo e unico parametro di riferimento era il valore del PSA che indirizzava verso una semplice ecografia e delle biopsie random che non sempre garantivano una diagnosi certa, oggi in presenza di valori elevati di PSA l'urologo ha a disposizione un'arma estremamente importante ed affidabile, la risonanza magnetica multiparametrica da cui si possono ottenere informazioni quantitative e qualitative di grande precisione sul numero di lesioni, sulla posizione - fatto questo che consente di effettuare delle biopsie mirate sulle lesioni target con l'utilizzo combinato dell'ecografia - andando così ad individuare quei pazienti che per stadio e tipologia di tumore (con classificazioni europee validate che valutano due parametri fondamentali, il Gleason e il PRas) potranno controllare nel tempo la malattia senza ricorrere alla chirurgia fino al momento in cui alcuni parametri dovessero modificarsi. Oggi poi la diagnosi è arricchisce anche di due nuovi biomarcatori, il test Prolaris e Urotensina, che vanno a studiare le caratteristiche genetiche del tumore per valutarne l'aggressività ed offrire quindi una indicazione ulteriore sul tipo di trattamento da effettuare. Tutto questo per far sì che ogni paziente riceva il trattamento più personalizzato ed adeguato in ogni fase della malattia, senza intervenire quando non è necessario e seguendo l'evoluzione nel tempo con grande precisione in modo da poter trattare comunque il paziente al primo segnale di evoluzione del tumore.

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