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Ep.43: Mauro (Mao) Gurlino - Il cantatore torinese tra nostalgia dei Murazzi e nuove sfide culturali 1 месяц назад


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Ep.43: Mauro (Mao) Gurlino - Il cantatore torinese tra nostalgia dei Murazzi e nuove sfide culturali

Mauro (Mao) Gurlino, è una figura poliedrica nel panorama musicale e culturale torinese. Autodefinitosi "cantatore", Mao incarna l'essenza di un artista multiforme: cantante, presentatore, autore e produttore. La sua carriera, iniziata negli anni '90, ha attraversato diverse fasi, dalla radio locale alle luci della ribalta nazionale, per poi tornare a Torino con una missione: preservare e rinnovare gli spazi creativi in una città in rapida trasformazione. Il percorso artistico di Mao è strettamente legato alla sua città natale, Torino. Ha mosso i primi passi nelle radio locali, in particolare a Radio Flash, per poi vivere quello che lui stesso definisce il suo "age d'or" negli anni '90. "Ho lavorato in tv, ho lavorato in radio, ho fatto dischi con la Virgin," racconta Mao, delineando un periodo di grande visibilità e successo che si è protratto fino al 2001. Ha lavorato per MTV, all'epoca punto di riferimento per la musica e la cultura giovanile, e ha fatto parte del team di Radio Deejay, una delle emittenti radiofoniche più influenti d'Italia. Questa fase ha visto anche la pubblicazione di album con la Virgin Records, consolidando la sua presenza sulla scena musicale nazionale. Il ritorno a Torino ha segnato l'inizio di una nuova fase creativa. Mao ha fondato CortoCorto, un collettivo artistico che ha coinvolto numerosi talenti locali. Questo progetto ha dato vita a diverse iniziative innovative, tra cui "Il Salotto di Mao", un format che l'artista descrive come "una specie di avantspettacolo senza lo spettacolo". Ispirandosi a figure come Maurizio Costanzo e David Letterman, Mao ha creato un'esperienza unica che mescola musica, conversazione e performance dal vivo. Un tema ricorrente nell'intervista è la trasformazione del panorama culturale torinese, con particolare riferimento ai Murazzi degli anni '90. Mao descrive questo luogo come un "non luogo" unico nel suo genere: "Era un luogo dove tu arrivavi lì e con molta serenità ti potevi sentire a tuo agio. I codici normali della vita lì venivano meno." Questa atmosfera particolare ha reso i Murazzi un punto di riferimento non solo per i torinesi, ma anche per visitatori da altre parti d'Italia e dall'estero. Mao esprime amarezza per la scomparsa di questi spazi culturali: "Oggi francamente mi sembra che vediamo il lato peggiore della “cancel culture”, abbiamo cancellato completamente tutto". Questa osservazione si estende oltre i Murazzi, riflettendo una tendenza più ampia che l'artista percepisce nella città e nella società in generale. Mao sottolinea l'importanza di preservare spazi per la creatività e l'espressione culturale: "Bisogna però essere chiari sul fatto che o quel tempo in qualche modo si va a cercare o non ci sarà più il tempo per noi". Questa riflessione evidenzia la preoccupazione dell'artista per la perdita di luoghi e opportunità per la sperimentazione artistica e l'incontro tra diverse realtà culturali. Un aspetto interessante emerso dall'intervista è la visione di Mao sulla distinzione tra "laboratorio" e "incubatore" culturale. Secondo lui, Torino potrebbe fungere da laboratorio creativo, generando idee e progetti che potrebbero poi essere sviluppati altrove. Questa dinamica, che in passato vedeva Milano come naturale "incubatore" delle idee nate a Torino, sembra oggi meno definita. Mao riflette anche sulla sua formazione e sulle sue radici culturali: "Non mi vergogno del fatto che comunque la mia cultura è una cultura popolare, ma nel vero senso del termine". Questa dichiarazione sottolinea l'importanza che l'artista attribuisce alle sue origini e al suo percorso artistico come veicolo di espressione e connessione con il pubblico. Guardando al futuro, Mao esprime il desiderio di creare qualcosa di più stabile e duraturo nel panorama culturale: "Vorrei creare qualcosa che sia non momentaneo, ma stabile, qualcosa che possa funzionare per creare questi momenti". Questa visione si contrappone alla tendenza attuale di eventi effimeri e temporanei che, secondo l'artista, non contribuiscono a una crescita culturale sostanziale. I progetti attuali di Mao, tra cui un nuovo album in fase di registrazione e il Trio Marciano, descritto come "una specie di stand-up comedy musicale", dimostrano la sua continua evoluzione artistica e il suo impegno nel mantenere viva una scena culturale vivace e diversificata a Torino. L'intervista a Mao offre uno sguardo approfondito non solo sulla sua carriera personale, ma anche sulle trasformazioni del panorama culturale torinese negli ultimi trent'anni. La sua voce, carica di passione e preoccupazione, invita a riflettere sull'importanza di preservare spazi e opportunità per la creatività e l'espressione artistica in un'epoca di rapidi cambiamenti sociali e culturali. Mao si fa portavoce di una generazione di artisti che lottano per mantenere viva l'anima creativa di Torino, cercando nuove strade per esprimersi e connettersi con il pubblico in un contesto urbano in continua evoluzione.

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