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L'insicurezza è sempre figlia dell'eccesso di stabilità

Il numero di novembre di Riza Psicosomatica, che trovate in edicola, è dedicato all'insicurezza. Sono in molti a vedere nell'insicurezza il lato peggiore della loro esistenza, perché comporta spesso il rimpianto. "Cosa sarebbe successo se quella volta, quando se n'è andata, io l'avessi trattenuta", mi scrive un lettore. "Ah, se in quell'occasione fossi stato più forte avrei certamente trovato il lavoro su misura per me", pensa un altro. In realtà, l'insicurezza è sempre figlia di un eccesso di stabilità. Vorremmo una mente stabile, una vita serena, prevedibile e programmata. Non ci accorgiamo che in questo modo diventiamo automi, finti e artificiali, e blocchiamo la nostra evoluzione. L'eccessiva sicurezza impedisce di navigare sul mare incerto della vita. Un mare sempre e solo calmo è una pozzanghera stagnante. Questo numero di Riza Psicosomatica insegna a stare nell'insicurezza, a contattare quell'energia mutevole che incessantemente crea la tua realizzazione. Sicurezza e insicurezza devono stare insieme. Questo è il segreto del vero benessere, non provare inutilmente a eliminare incertezze e paure. L'insicurezza ti fa scoprire parti di te che non sapevi nemmeno di possedere. Se l'accogli e non la combatti, la tua vita prende il volo. Scopri di più su: https://bit.ly/2NPmMJZ