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Salvatore Veca: L’intellettuale e la sua trasformazione 6 лет назад


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Salvatore Veca: L’intellettuale e la sua trasformazione

Valera Verdolini intervista Salvatore Veca Quando a gennaio 2017 è iniziata l’avventura di Rosetta, abbiamo deciso di cominciare da Via Borgogna 3. La Casa della Cultura che è partner del progetto ha rappresentato negli ultimi settant’anni l’emblema della istituzione culturale milanese. Non potevamo che partire da lì e tentare di portare con noi quel patrimonio di divulgazione e apertura, cercando di ibridarlo con i nuovi processi e le trasformazioni sociali e culturali in corso. Quella sera con noi, a ragionare e discutere, c’era Salvatore Veca. Con la sua proverbiale pacatezza ma con altrettanta curiosità, aveva tracciato le prime suggestioni attorno all’idea della traduzione, alla necessità di intercettare le trasformazioni correnti e al bisogno di confronto tra generazioni, spazi e modi della produzione culturale. Perciò, quasi come un portafortuna, quando abbiamo deciso di ripartire per la stagione del 2018, il suo nome è stato uno dei primi a spuntare. In parte perché quel discorso avviato meritava una continuazione, in parte perché quello scambio tra linguaggi, processi e figure culturali è uno dei maggiori obiettivi che ci siamo posti con Rosetta. Il 2018 è un anno all’insegna dei concetti, delle parole e dei lessici in trasformazione. Questa è un’anticipazione della conversazione che faremo il 6 Marzo alla Santeria Paladini con Claudio Paolucci; ma è anche il tentativo di tematizzazione dell’idea di intellettuale e delle sue trasformazioni. Come possiamo definire le istituzioni culturali? Come le riconosciamo come tali? Se dovessimo riprendere questa suggestione di Hume sugli ambasciatori tra un mondo e l’altro chi potrebbero essere queste figure e che ruolo hanno ricoperto? Tutti possono essere intellettuali? Quali variabili come il genere, la provenienza, il posizionamento economico-sociale, incidono sul poter essere intellettuali?

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