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La SEDIA di Mondonico ||| La MALEDIZIONE del Torino ‘92 2 года назад


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La SEDIA di Mondonico ||| La MALEDIZIONE del Torino ‘92

#Torino1992 #Mondonico #Cronachedispogliatoio La SEDIA di Mondonico ||| La MALEDIZIONE del Torino ‘92 🔘 Iscriviti 🔘    / @cronachedispogliatoio   🔥Twitch 🔥   / cronache_di_spogliatoio   ◻ Instagram ◻   / cronache_di_spogliatoio   ◼ Facebook ◼   / cronachedispogliatoio   💬 Twitter   / cronachetweet   ®Sito Web https://www.cronachedispogliatoio.it/ 📱Scarica la nostra APP https://www.cronachedispogliatoio.it/... Tre generazioni di tifosi del Torino hanno vissuto il giorno più importante della loro vita da tifosi nella prima metà di maggio. Il 4 maggio 1949, Superga, la scoperta che il destino ce l'ha con te. Il 16 maggio 1976, l'ultimo scudetto. Una gioia imprevista, incredibile, rabbiosa come nei pugni stretti di Gigi Radice coi pantaloni a zampa d'elefante, arrabbiato per il pareggio con il Cesena, una gioia da Toro. E infine il 13 maggio 1992, una sconfitta, anzi due pareggi. Una sedia. Trent'anni dopo, con i social, con Instagram, in trenta secondi questa foto avrebbe fatto il giro del pianeta. Questa foto, anzi questo fermo immagine, ha una potenza evocativa devastante, parla contemporaneamente tutte le lingue del mondo, tutte le lingue del calcio. È un’invocazione, un’imprecazione, tutto ciò che è il calcio dalla parte degli sconfitti. Inizia tutto nella stagione 1990-91, quando il Torino neopromosso si piazza al quinto posto della classifica, blindando la partecipazione alla Coppa Uefa 1992. Il Toro è guidato da Emiliano Mondonico, uomo che incarna tutti valori fondanti del torinismo. Il Torino gioca con Cravero libero, Fusi e Benedetti marcatori (al posto di Annoni e Bruno), Policano a sinistra, Mussi a destra, Martin Vazquez e Venturin interni, Scifo e Lentini mezzepunte dietro Casagrande. Primo turno facile contro il KR Reykjavik, due vittorie per poi passare al secondo turno dove c’è il Boavista, squadra portoghese, che ha eliminato al primo turno l’Inter. Il Torino vince l’andata 2 a 0, per poi andare a difendere il risultato in Portogallo. Dopo una partita sofferta il Toro riesce a scucire lo 0 a 0 che permette ai Granata di passare al turno successivo. Battuta anche l’AEK Atene, il Torino si trova ai quarti di finale, nelle migliori 8 della Coppa Uefa 1991-1992. Il Torino ha un sorteggio fortunato, cosa rara per questa squadra, che gli assegna il B1903 Copenhagen. Due vittorie facili e quasi senza rendersene conto i Granata si ritrovano in semifinale di Coppa Uefa, dove però ad attenderli c’è il Real Madrid. Il Toro al Bernabeu passa subito in vantaggio con Casagrande, ma dura poco perché dopo qualche minuto il Real pareggia e chiude la partita sul 2 a 1, a favore degli spagnoli. Ma al “delle Alpi” è tutta un’altra storia: il Toro passa in vantaggio grazie ad un autogol e alla fine, quando ormai mancano una manciata di minuti al fischio finale, ci pensa Luca Fusi a segnare il gol che porta il Torino in Finale di Coppa Uefa contro l’Ajax che ha eliminato il Genoa. Il nuovo faro tecnico dei lancieri è l’efebico Dennis Bergkamp, 23 anni da compiere tra l’andata e il ritorno, già pedina importante della Nazionale che in estate, al nostro contrario, sarà tra le favorite agli Europei di Svezia. Ma l’Ajax è anche tanto altro, ha nomi più pesanti rispetto a un Toro che ha anche (per i tempi) il piccolo svantaggio di giocare l’andata in casa, tra l’altro senza lo squalificato Fusi. La prima partita vive su un equilibrio barcollante a causa di attacchi enormemente superiori alle difese: uno dei rarissimi errori stagionali di Marchegiani, addormentato su una legnata di Jonk dai 25 metri, porta gli olandesi in vantaggio. L’assedio generoso del Toro non dà frutti fino al 62′, quando finalmente il solito Casagrande punisce una respinta difettosa di Menzo su tiro di Scifo. Gli sbandamenti difensivi del Torino portano a un rigore causato da una frittata Annoni-Benedetti, francamente inadeguati su Bergkamp: Pettersson segna l’1-2, ma l’ennesima prodezza di Casagrande (sesto gol in Europa, a fronte di altrettanti gol in tutto il campionato), ubriacante su Blind, fissa il risultato sul 2-2 che lascia speranza per il ritorno. Con un Fusi e un Policano in più, ma senza i gladiatori Annoni e Bruno, a loro volta squalificati. Il ritorno non si gioca all’Amsterdam Arena ma nel fatiscente Olimpico di Amsterdam, costruito per i Giochi del 1928 e probabilmente mai più ristrutturato, con tristi sedioline di legno o di plastica al posto delle panchine, e incongrui cartelloni pubblicitari a bordo campo (su uno di questi c’è sponsorizzato Basic Instinct, il film con Sharon Stone di prossima uscita, di un regista nato proprio ad Amsterdam, Paul Verhoeven). Nel suo undici titolare sono ben cinque (Roy, Jonk, Winter, Kreek, Van’t Schip) i giocatori che nel giro di tre anni rivedremo in serie A.

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