Русские видео

Сейчас в тренде

Иностранные видео


Скачать с ютуб La morte di Ivan Ilic. Tolstoj vs Società? в хорошем качестве

La morte di Ivan Ilic. Tolstoj vs Società? 4 года назад


Если кнопки скачивания не загрузились НАЖМИТЕ ЗДЕСЬ или обновите страницу
Если возникают проблемы со скачиванием, пожалуйста напишите в поддержку по адресу внизу страницы.
Спасибо за использование сервиса savevideohd.ru



La morte di Ivan Ilic. Tolstoj vs Società?

Mi rendo conto che avvicinarsi a Lev Tolstoj con un racconto breve dal titolo “La morte di Ivan Ilic”, per molti non sarà una buona idea. Ma è un breve racconto che ci dice tanto su questo scrittore russo. Che cosa? Andiamo a scoprirlo assieme. Per prima cosa, ci indica che Tolstoj è un genio. Perché il libro inizia quando tutto è finito. Siamo infatti, quando si apre il racconto, nel palazzo di giustizia e lì arriva la notizia della morte di Ivan Ilic. Al di là dell’impressione che questa provoca, nella testa di tutti si fa avanti un’idea: con la sua morte, avrò un avanzamento della carriera? Avrò quella promozione? Un collega del morto, ex compagno di studi, sembra leggermente differente, e decide di recarsi nell’abitazione del morto, per le condoglianze d’obbligo. Una formalità, ma tutto, quando egli giunge a destinazione, appare una formalità. Il dolore della vedova, della figlia del morto; solo il figlio è davvero straziato dal dolore. Per il resto, pare di assistere a una rappresentazione teatrale. Ci si deve comportare così perché è quello che ci si aspetta. A questo punto, Tolstoj inizia a narrare la vita di Ivan Ilic. Ed è la vita di una persona che guarda alle persone altolocate come a un esempio, e decide di diventare come essi. In pratica, pianifica la sua vita nei minimi dettagli per poter essere da loro accolto, e per diventare come loro. È un impegno che lo prende per anni, e il matrimonio è uno dei passaggi fondamentali per riuscire a realizzare i suoi sogni. Assieme alla scalata della gerarchia nei vari uffici, all’avanzamento della carriera. È un uomo che incarna lo spirito del tempo: ha il pieno controllo della sua vita, e l’imprevisto, la follia della vita, pare non esistere. È stata espulsa grazie alla volontà del singolo. Ma è una vita che non è più vita. Le relazioni che egli ha, e non riguarda solo lui, naturalmente, sono improntate solo all’utilità. Di tanto in tanto si lascia andare, solo a sprazzi qualcosa della genuinità della vita riesce a emergere, salvo poi tornare a sprofondare. Finché non arriva la malattia. L’imprevisto. Quello che non doveva accadere, si verifica. Con una precisione beffarda e implacabile. E tutta la sua vita, quella perfetta rappresentazione che lui credeva vita, la vita vera, si sgretola. Non capisce perché accada, perché accada proprio a lui. Perché la morte lo abbia prescelto. Inizia a ricordare la sua infanzia, il momento più felice della vita. Prima di essere sedotto e poi trascinato lontano dalla società che lo ha illuso, promettendogli la felicità. C’è un solo personaggio verso il quale sente affetto: non è la figlia, non è la moglie e neppure i medici o gli amici, che in breve lo mollano perché non è più di compagnia. È il giovane contadino Gerasim che si prende cura di lui quando alla fine non è più in grado di badare a se stesso, e nemmeno riesce ad andare in bagno. In quella vita semplice, forte e limpida, che non insegue sogni di ricchezza e rispettabilità, ma vive e basta, lui vede il grande errore che ha commesso. Alla fine muore, ma muore con la convinzione che la vita, quella che ha vissuto, sia la morte. Si tratta, credo, di una visione cupa, dove non esiste speranza, dove la vita, secondo Tolstoj, è stata corrotta da forze che spingono le persone in una condizione di illusoria felicità. Nulla pare salvarsi da questo furore dello scrittore russo. Che cerca quasi di fare a pugni con la morte, di capire il mistero finale che attende ogni persona. E lo fa demolendo tutto, perché tutto è apparenza, ipocrisia, stupidità. Anche il contadino, che Tolstoj/Ivan Ilic ammira, è degno della sua ammirazone perché, probabilmente, nella sua semplicità, o forse dovrei dire ignoranza, non si pone alcun interrogativo. Vive e basta. Tolstoj viceversa, le domande se le pone, le rende ossessive e implacabili. Forse ci vuole dire che ogni attività legata all’intelligenza, al pensiero, rende infelici perché ci allontana dalla forza della vita? Il problema, credo, è che alla fine di questa opera di demolizione, dove tutto è atterrato e sbriciolato, perché di vero non c’è che la morte, non rimane nulla. Ma è davvero possibile che non resti nulla? Che l’unica cosa da fare sia: morire? Alla prossima e: Non per la gloria, ma per il pane! ------------------ IL MIO ROMANZO È IN VENDITA QUI: "L'ULTIMO DEI BEZUCHOV" 👉👉 https://amzn.to/2oPc7G9 ISCRIVITI ALLA MIA NEWSLETTER: http://eepurl.com/dpcjgz DOVE PUOI TROVARMI? * VISITA IL MIO BLOG: https://marcofreccero.com * SEGUIMI SU INSTAGRAM:   / marcofreccero66   *SEGUIMI SU TWITTER:   / marco_freccero   *SEGUIMI SU FACEBOOK: http://bit.ly/36pkxEH ---------------------------------- Chi è Marco Freccero: https://wp.me/P18MhS-2

Comments