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Death of a blast furnace - Alla scoperta del vecchio altoforno abbandonato 2 года назад


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Death of a blast furnace - Alla scoperta del vecchio altoforno abbandonato

Un vecchio altoforno e tutti i suoi complessi impianti sono protagonisti dell'esplorazione in questo video. La giornata è iniziata molto presto, vogliamo documentare dei preziosi reperti di archeologia industriale che stanno per scomparire per sempre, capitoli importanti della storia manifatturiera del paese ormai condannati a un triste e immeritato destino dalle future demolizioni. Le nostre esplorazioni sono mosse come sempre da motivazioni di studio e rilievo fotografico finalizzato alla realizzazione dei video di divulgazione storico-scientifica, per quanto possibile completi nei limiti delle nostre competenze tecniche in materia. La voglia di scoprire le tecnologie e i sistemi produttivi dell'industria siderurgica, ci ha portati in questo enorme stabilimento dismesso, che è stato per decenni un punto di riferimento della produzione di ghisa e acciaio, dove lavoravano migliaia di addetti. La sua storia gloriosa, lunga oltre un secolo, è stata caratterizzata da vari passaggi di proprietà, e almeno fino a metà degli anni '80 l'attività non ha mai avuto grossi problemi, anche per la presenza della partecipazione statale nella gestione. Poi nel giro di qualche decennio tutto è cambiato: una serie di crisi sempre più profonde del settore dell'acciaio hanno comportato una contrazione della domanda con conseguenti gravi difficoltà economiche nella gestione, culminate con le vendita dello stabilimento a un gruppo privato. In seguito altri passaggi di proprietà e riduzioni del personale, fino alla resa definitiva, causata dall'impossibilità di far fronte alla concorrenza asiatica sul mercato dell'acciaio e a scelte politiche orientate a far cessare tutte le attività dipendenti dal carbone in quanto fortemente inquinanti. Finché si è arrivati allo spegnimento dello storico altoforno, e alla chiusura di tutta l'area a caldo, con un tributo altissimo pagato in termini occupazionali tra il personale impiegato. Oggi un silenzio surreale circonda le imponenti strutture abbandonate, quasi fossero un monumento in ricordo di un'antica civiltà industriale ormai estinta. In Europa i grandi altiforni rimasti in funzione sono ormai pochissimi, ma questo pur se se spento, è ancora in piedi, e vale certamente la pena di esaminarlo da vicino per capire come avveniva la produzione di ben 2 milioni di tonnellate di ghisa all'anno. Il sistema di produzione ha origini molto antiche, ed è in uso da secoli. E' definito "a ciclo integrale" perché interessa tutte le fasi di trasformazione del minerale, fino ad ottenere il metallo grezzo. Si tratta di un metodo basato sull'uso massiccio del carbone, molto inquinante e bisognoso di impianti complessi, oltre che a tanta manodopera e grandi spazi. Le strutture dello stabilimento, pur se nel complesso integre, versano ormai in condizioni di degrado dovuto al lungo periodo di abbandono. Le dimensioni di ogni cosa qui sono sorprendenti, ad iniziare dagli impianti, talmente complessi che è difficile capire le funzioni di ogni singola sezione. All'esterno spiccano le torri di Cowper, degli enormi accumulatori di calore, che servivano a far risparmiare molto carbone nella fase di pre-riscaldamento dell'aria calda da insufflare nell'altoforno. Gli strati di polvere depositati e cristallizzati ovunque, fanno intuire le condizioni di lavoro particolarmente gravose e poco salubri degli addetti a certi reparti dello stabilimento. Le imponenti strutture metalliche e la moltitudine di tubazioni che si susseguono a perdita d'occhio, assomigliano vagamente a grattacieli di una strana città industriale ormai senza più vita, dove tutto è stato abbandonato alla ruggine e al degrado. Le attività sono cessate da molti anni, e con esse anche i rumori e il movimento di centinaia di operai che dava vita alla fabbrica. Ora tutto è avvolto dal silenzio, non c'è più nessuno al lavoro, e la sensazione che trasmette questo sito è di una profonda tristezza e desolazione per la perdita di un altro tassello importante dell'industria pesante del paese.

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